A novembre si festeggiano i 60 anni di Rai2, poi si svende. Prima che sfiorisca definitivamente, uno scivolo alla pensione. Il pensiero che corre a Viale Mazzini, come riporta Dagospia, arriva proprio in un anno importante per la rete.
Carlo Fuortes, il nuovo amministratore delegato Rai, insieme con il nuovo presidente, Marinella Soldi, pare stiano studiando come vendere Rai2 e portare a termine l’operazione. E ci sarebbero già acquirenti pronti. Ma è la soluzione giusta per il bene dell’azienda?
Di vendite e privatizzazioni in casa Rai se ne parlava spesso un tempo, poi sono cambiati gli umori. Nemmeno le trasformazioni e le fusioni dei canali digitali Rai hanno mai preso forma se non nella mente di pochi.
Sembra un obiettivo decisamente di difficile realizzazione. Come qualunque altro obiettivo che ha l’intento di scuotere l’azienda: basti pensare che da anni non si riesce a modificare una struttura arcaica come quella di UnoMattina, rigidamente impostata e divisa tra rete e Tg. Una gabbia indistruttibile.
Appalto in esterno per Rai2?
Invece di vendere Rai2, un’idea potrebbe essere quella di appaltare la rete in esterna esercitando allo stesso tempo un controllo made in Rai. Come? Riadattando il modello olandese o quello giapponese.
Il modello olandese prevede che le singole reti (Npo1, Npo2, Npo3) contengano al loro interno spazi gestiti da altri broadcaster specializzati in diversi campi come espressione di diversità e dinamismo. Tali spazi sono marchiati dall’identificativo del secondo broadcaster. Succede dunque che i programmi pensati per anziani riportino il logo dell’emittente MAX oltre quello del canale Npo. Quelli di matrice cattolica siano a cura della KRO-NCRV. E così via.
Il modello giapponese, adottato da alcune reti private, prevede che parte del palinsesto pomeridiano o notturno sia curato da società esterne in collaborazione con la rete, esprimendosi attraverso vari comitati di produzione che riuniscano entrambe le componenti. Avviene per lo più nella produzione e trasmissione delle moltissime serie animate esportate poi in Occidente.
Come possono essere adattati questi modelli per Rai2? La via più facile potrebbe essere rappresentata dalla vendita di spazi. Come succede per la pubblicità. Esempio: la Rai mette in vendita fasce orarie, la società acquista gli spazi e produce quel che vuole trasmettere rispettando determinate regole di Viale Mazzini nei contenuti (per scongiurare programmi camuffati da televendite o peggio).
Prima domanda comune: “Ma non è quello che normalmente avviene quando c’è un format in prima serata, prodotto da società come Banijay, Stand by me o tante altre?”. No, perché è la rete che cerca, valuta e si accorda per il format, richiede e vuole un conduttore e un determinato gruppo di lavoro.
Nell’ipotesi di appalto descritta sopra, Rai2 offrirebbe la capacità trasmissiva e la raggiungibilità di un ampio pubblico, ma a gestire spazi, conduttori e linea editoriale del programma sarebbe in autonomia la società esterna, rispettando alcune regole generali sui contenuti. Se gli ascolti vanno male, lo spazio resta acquistato e il contratto di vendita andrebbe onorato. Se proprio società X vuol rischiare su un volto giovanissimo ed inesperto, carta bianca.
Siamo oltre la fantascienza televisiva, ma la stessa idea di vendere Rai2 rientra in tale campo. E andiamo avanti.
Se si è in vena di sforbiciare, forse è il caso di partire dai telegiornali. La BBC quanti telegiornali ha? France Televisions? Basterebbe guardarsi un po’ intorno. In Italia la Rai ha: Tg1, Tg2, Tg3, TgRegione, Rai News e altre piccole testate.
Non sarebbe il caso di riunirle tutte sotto Rai News e dare vita a una grande struttura unificata? Non devono per forza venir meno le diverse correnti politiche che attualmente i Tg Rai esprimono: la stessa Rai News avrebbe le capacità di produrre telegiornali con stile e contenuti diversi.
Al prossimo frullato di idee.